Giovanni Bosco Orafo del distretto produttivo di Valenza
Il testo è tratto dall'intervista rilasciata dall'imprenditore orafo Giovanni Bosco nel 2007 e poi pubblicata nell'anno seguente.
"Quando ho cominciato a lavorare, era il 1951, nelle piccole aziende artigiane, che erano la quasi totalità, stava entrando l’uso del trapano elettrico. Spesso non c’era neppure il laminatoio elettrico, si usava ancora quello manuale, con le due maniglie ai lati. La lavorazione era fatta tutta a mano, oppure tranciata e stampata, ma non c’erano nella stessa azienda le due lavorazioni.
La Illario, era una ditta rinomata che già allora aveva più di 100 dipendenti e produceva diverse tipologie di prodotti, molto importanti. Ci lavorano degli specializzati in determinati prodotti.
Valenza era un’area sistema, “Sistema Valenza”. Vale a dire che tutto era collegato, una uniformità culturale, un modo di vivere, un sistema di relazioni basato anche sulle varie specializzazioni. Da un lato c’era il distretto delle calzature, con i suoi 2550 addetti, dall’altro c'era il distretto degli orafi, che non erano molti di più. Nel giro di dieci anni, gli orafi sono raddoppiati, e poi sempre di più. Oggi molto poggia sulla tecnologia, mentre allora poggiava molto, se non tutto, sui rapporti umani.
I problemi dal punto di vista sindacale, erano quelli di sempre. Il rispetto dei diritti dei lavoratori, il salario, gli orari di lavoro, il rispetto dei minimi contrattuali, il libro paga, le pensioni.
In diverse aziende, si lavorava a cottimo, un tanto al pezzo. Mutavano le condizioni di lavoro, ma il lavoratore aveva sempre gli stessi problemi.
A quei tempi nn grosso problema era rappresentato dai giovani che facevano l’apprendistato: ad un certo punto c’erano 2400 apprendisti regolari, non si capiva bene come venivano pagati.
Bisogna anche dire che molte aziende a conduzione famigliare, per molti giovani erano una specie di scuola anche umana, non solo per imparare un mestiere.
Si discuteva molto con gli imprenditori calzaturieri, cercavamo di convincerli a fare degli investimenti tecnologici nelle loro aziende. Ci dicevano: “Si, noi facciamo gli investimenti, ma la mano d’opera, i giovani, la prendono tutta gli orafi…chi viene oggi da noi, a fare il tagliatore, il montatore, l’orlatrice ? Nessuno, tutti vanno nell’oreficeria ...”.
Il settore orafo ha assorbito e arricchito Valenza perché gli indici occupazionali, il livello del reddito pro-capite, più o meno bianco o nero che fosse, il reddito diffuso, era tra i più alti del Piemonte, fatto salvo Torino e qualche altra zona. La disoccupazione era quella fisiologica, cioè, formata da quelli che non trovavamo mai il cosiddetto "posto giusto”.
A partire dal ’57/’58, il gruppo dirigente del sindacato orafo, di cui IO allora facevo parte, era molto robusto e preparato e si dava parecchio da fare. Abbiamo preparato e indetto uno sciopero del settore orafo. Ebbe un grande successo, lungo Corso Garibaldi c’era un lungo corteo di operaie e operai orafi.
Valenza (AL) lo sciopero dei lavoratori addetti al comparto produttivo orafo
Si ottennero dei buoni risultati. In molte aziende, l’insieme delle condizioni di lavoro migliorarono molto. Dai salari, alla busta paga regolare, le ferie, le 200 ore a paga di fatto e non più con quella non vera della busta paga, il sabato pomeriggio festivo e altro ancora.
L’arera "Sistema Valenza", si è poi sviluppata con l’apertura di grandi mercati in Europa, Germania, Stati Uniti, Sud America, ecc., le aziende o diventavano più grandi o si parcellizzavano. Al dipendente bravo a lavorare, che si metteva in proprio, davano il lavoro e l’oro in anticipo e assorbivano tutta la loro produzione. Io la chiamavo: la gemmazione delle aziende artigiane. Sono sorti laboratori di incassatura, di pulitura e rodiatura, di micro-fusione.
"Accordo Valenza "
Nel 1979, dopo lunghe trattative, fu siglato un accordo, che veniva chiamato “ Accordo Valenza”, tra il sindacato orafo da una parte e le organizzazioni artigiane dall’altra, con la partecipazione attiva della Regione Piemonte e dell'Amministrazione Comunale di Valenza che io rappresentanvo in qualità di Assessore alle Attività Produttive. L' Accordo suscitò molto interesse, per i suoi contenuti molto innovativi, anche da parte delle stesse organizzazioni firmatarie a livello regionale e nazionale.
I punti fondamentali riguardavano i salari e altri diritti dei lavoratori, l'istituzione della mensa per gli operai, con la partecipazione ai costi da parte delle aziende, attraverso un prelievo sul monte salari, ma soprattutto era molto importante la parte che riguardava la formazione, scuola-lavoro, con un contributo finanziario alle aziende da parte della Regione. Quell’accordo fu un grande fatto positivo, un enorme passo in avanti del “Sistema Valenza”. Accordo che oggi andrebbe ripreso e aggiornato in alcune sue parti fondamentali, alla luce dell’attuale situazione del settore orafo.
Però resta il grande problema del rapporto con il mercato. Alcune aziende sono cresciute, ma qualcuna è già “esplosa”. E non fa notizia. La mia preoccupazione è che non c’è più niente che riguardi il lavoro, a Valenza, che faccia notizia. La città si lamenta, è molto scontenta, sarebbe necessario un nuovo progetto. Non so se la città sia pronta, ma va fatto comunque, Oggi il sistema produttivo e commerciale valenzano, avrebbe bisogno di una scossa, di un ritrovarsi, tutti, a discutere della nostra realtà, dei livelli occupazionali, dei livelli salariali, della formazione, del come affrontare i mercati, sopratutto quelli esteri, ma anche quelli interni, nazionali.
Dobbiamo capire che oggi non è più come ieri, l’area sistema di Valenza non ce la fa da sola, ha un assoluto bisogno della partecipazione del pubblico, del Comune, della Regione e anche del Governo nazionale. C’è bisogno di un salto in avanti coraggioso, sulla base di nuove scelte, progettuali, organizzative, culturali, la cultura è sempre stata determinante.
Oggi si parla molto della eventualità che un noto marchio internazionale, venga ad insediarsi a Valenza. Ben venga, ma guarda caso non va in Cina, ma viene qui, dove il saper fare è ancora, per fortuna, altissimo. Se ciò avverrà, bene, ma non risolverà i problemi del settore orafo valenzano. I grandi marchi non sbagliano mai, tutto è perfetto. Il grande saper fare degli orafi valenzani, invece, è nato e cresciuto dagli errori, dalla possibilità di sbagliare, di sbagliare e imparare dall’errore. Almeno, io, in tutto quello che ho fatto nella vita, e spero di fare ancora, ho sempre voluto avere la possibilità di sbagliare, di provare, di imparare dall’errore. Bene.
Oggi si presenta davanti a noi una scelta: stare fermi e aspettare che le cose si risolvano da sole, e sarà il peggio, oppure le le affrontiamOggi o di petto, insieme non da singoli, che non si va da nessuna parte. Certo, rischiando anche di sbagliare, ma solo in questo modo, io credo, possiamo uscire dal pantano che oggi blocca il settore orafo valenzano, l’ intera “Area Sistema” di Valenza.
Giovanni Bosco, l'ex vicesindaco del Pci e stimatissimo artigiano orafo che ha creato l'anello della First Lady https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/12/15/bosco-ex-vicesindaco-del-pci-ha-creato.html